Abbiamo già avuto modo di vedere quali sono le più diffuse e popolari in Italia, dove in particolare con l’avvento e la distribuzione delle pellicole e serie tv americane, cui si è affiancato il boom del settore a inizio millennio, si è affermato il Texas Hold’em, che rappresenta una delle varianti del poker a carte comunitarie (in cui dunque ci sono alcune carte scoperte sul tavolo e comuni a tutti i giocatori presenti).
Non molto meno famoso è il Caribbean Stud Poker (originatosi dal poker a cinque carte), che rappresenta uno dei giochi da casinò più diffusi al mondo ed è presente in qualsiasi struttura che disponga di tavoli all’americana. La più grande differenza rispetto alle altre due varianti menzionate in precedenza sta nel fatto che i partecipanti sono chiamati a giocare contro il banco, anziché l’uno contro l’altro: questa particolarità lo accomuna ad esempio al poker a tre carte e disinnesca l’efficacia e l’utilità di particolari tipi di giocate quali il bluff o altre tecniche volte a fuorviare i propri avversari. Altro aspetto da sottolineare è la possibilità, per i giocatori che lo desiderano, di concorrere per aggiudicarsi un jackpot, costituito da un montepremi progressivo che viene corrisposto ai punti più alti.
Il Caribbean Stud è una variante relativamente nuova, sicuramente ben più giovane rispetto alle origini ottocentesche del poker nato negli Stati Uniti. Ciononostante, e in maniera piuttosto paradossale, non si hanno informazioni precise in merito alla genesi della variante “caraibica”. Quel che sappiamo è che i casinò, volendo far leva sulla popolarità ormai acquisita dal poker nei decenni precedenti, abbia voluto trarne vantaggio per forgiare una versione in cui il banco svolgesse un ruolo attivo e partecipativo, offrendo così agli appassionati del genere un ulteriore gioco da tavolo nel quale potersi cimentare. Ad ogni modo, il poker pro David Sklansky, vincitore di tre braccialetti delle World Series of Poker tra il 1982 e il 1983, ha rivendicato la paternità del gioco, che sarebbe stato creato nel 1982 con il nome di “Casino Poker”. All’epoca il gioco presentava alcune regole differenti rispetto ad oggi: il dealer ad esempio scopriva due carte anziché una; inoltre non era prevista alcuna possibilità di jackpot. Stando alla sua versione dei fatti, Sklansky non è stato in grado di brevettare il suo nuovo gioco per via delle normative allora vigenti. Qualche anno dopo sarebbe venuto a contatto con un altro giocatore di poker, il quale sarebbe riuscito ad appropriarsi dei diritti del “Casino Poker”, portandolo nell’attuale Excelsior Casino (allora denominato “King Casino”) sull’isola caraibica di Aruba, parte integrante del Regno dei Paesi Bassi, situata a nord della costa venezuelana. Il gioco sarebbe stato quindi brevettato in questa fase, non senza alcune modifiche regolamentari, dalle quali sarebbe scaturito l’attuale Caribbean Stud Poker, il cui etimo assume così contorni più chiari alla luce delle origini geografiche appena riportate.
Fatte le dovute premesse di carattere storico, seppur non totalmente acclarate fino ad oggi, è opportuno analizzare più nel dettaglio le regole del Caribbean Stud Poker, su alcune delle quali si è già accennato qualcosa nei capoversi precedenti. Anzitutto si gioca con un mazzo da 52 carte, esattamente come nel Texas Hold’em: dunque un classico mazzo di carte francesi con l’esclusione dei due jolly. Normalmente, al termine di ogni mano, il dealer sostituisce le carte impiegando un altro mazzo appena mescolato, di modo da accelerare le operazioni di ripresa del gioco e abbattere i tempi morti.
Il gioco inizia nel momento in cui il banco apre ai partecipanti la possibilità di effettuare l’ante, ovverosia la puntata iniziale. Si tratta di una scommessa obbligatoria, richiesta prima della distribuzione delle carte e alla quale vengono applicati limiti di puntata minimi e massimi (che, al pari dei payout, sono soggetti a variazioni da casinò a casinò). Inoltre, per chi lo desiderasse, è possibile piazzare una puntata extra nell’apposito spazio sul tavolo per acquisire la chance di portare a casa il jackpot. A questo punto il dealer annuncia la chiusura delle scommesse: ogni giocatore si vede distribuire in senso orario un totale di cinque carte coperte. Anche il mazziere stesso, naturalmente, riceve cinque carte, una delle quali sarà però scoperta e visibile a ogni partecipante. L’obiettivo del gioco, ça va sans dire, è quello di vincere contro la mano del dealer disponendo della miglior mano possibile di cinque carte. Altro aspetto piuttosto evidente è l’assenza di un limite fisso di giocatori alla partita (fatti salvi i limiti spaziali nel caso delle partite live), dal momento che ognuno di essi è impegnato a sfidare solo ed esclusivamente il banco, senza dover tenere conto delle mosse e delle carte degli altri partecipanti.
Dopo aver valutato le proprie carte, i giocatori, che non hanno la possibilità di scartarne o riceverne altre, sono chiamati a decidere se passare la mano (nel qual caso le carte vanno depositate coperte accanto alla scommessa iniziale, che a quel punto chiaramente verrà giudicata persa) o se rimanere in gioco effettuando un rilancio (una call bet), il cui importo dovrà essere esattamente il doppio della puntata ante. Una volta che tutti i giocatori avranno messo in atto la propria scelta, il croupier potrà scoprire le proprie quattro carte fin lì rimaste occulte. Analogamente a quanto avviene nel poker a tre carte, la mano del banco deve soddisfare determinati requisiti affinché il dealer possa qualificarsi. Nel caso del Caribbean Stud Poker, questi deve avere una mano con almeno un re e un asso (o una combinazione migliore). La mano peggiore con cui il dealer può qualificarsi risulta così essere asso, re, 4, 3 e 2; viceversa, la mano più alta possibile con cui il banco non si qualifica è composta da asso, regina, jack, 10 e 9.
Ad ogni modo, se il croupier non rispetta i requisiti appena menzionati dovrà annunciare di non avere niente in mano, decretando così la vittoria di tutti i giocatori che avevano effettuato la call bet, i quali si aggiudicheranno un importo pari alla puntata ante e a cui verrà restituito il rilancio. Inoltre sarà possibile aggiudicarsi il jackpot, il cui ammontare viene corrisposto per intero anche laddove il croupier non si qualifica per la mano. Questo montepremi progressivo (che dunque risulta essere costantemente in crescita) è alimentato attraverso le puntate laterali (o “side bets”) che, come accennato in precedenza, vengono effettuate contestualmente alle scommesse ante. Il jackpot, cui normalmente sono collegati tutti i tavoli di Caribbean Stud Poker all’interno di uno stesso casinò, cresce finché un giocatore non riesce ad aggiudicarsi l’ambito premio o una sua parte. Esso viene assegnato in base alle combinazioni vincenti possedute da uno o più giocatori. In genere una scala reale garantisce una vittoria pari al 100% del jackpot, mentre in caso di altre mani come la scala colore, il poker, il full e il colore il premio corrisponderà a una frazione più piccola del jackpot.
Passiamo ora allo scenario in cui il dealer abbia le carte giuste per qualificarsi: sul fronte del jackpot non cambierà nulla rispetto a quanto spiegato nelle righe precedenti, mentre ovviamente ci saranno degli aspetti diversi da considerare in merito alle puntate principali messe sul tavolo dai giocatori. Il croupier, durante il cosiddetto showdown, dovrà confrontare la propria mano con quella di ciascuno dei partecipanti. Inutile dire che ogni scommettitore con delle carte peggiori rispetto a quelle del banco perderà la propria puntata iniziale e la call bet. In caso di parità, invece, si configurerà un cosiddetto “push”, che prevederà la restituzione delle due scommesse fin lì effettuate. Infine, i partecipanti in possesso di una mano che batta quella del banco avranno diritto a una vincita pari alla puntata ante, cui si sommerà un importo corrispondente alla proporzione fra la mano realizzata e l’entità del rilancio (a proposito di tale proporzione, si faccia riferimento alla seguente tabella):
Scala Reale | 100 a 1 |
Scala Colore | 50 a 1 |
Poker | 20 a 1 |
Full | 7 a 1 |
Colore | 5 a 1 |
Scala | 4 a 1 |
Tris | 3 a 1 |
Doppia Coppia | 2 a 1 |
Coppia o meno | 1 a 1 |
Come in qualsiasi gioco da casinò che preveda una sfida contro il banco (e non contro altri scommettitori), i giocatori dovranno fare i conti con un vantaggio matematico in favore del dealer: questo valore, comunemente indicato come margine del banco, registra delle leggere oscillazioni a seconda del payout previsto per il jackpot progressivo, ma in ogni caso si aggira normalmente intorno al 5%, il che, da questo punto di vista, pone il Caribbean Stud Poker su un livello simile a quello della roulette americana (che, a differenza della ruota europea, presenta una casella in più, lo “00”, e conseguentemente un maggior vantaggio per il banco).