“Moneymaker! Chi è costui?”: così probabilmente si sarebbe espresso Don Abbondio se I promessi sposi fossero stati ambientati all’inizio del XXI secolo e il celebre parroco avesse scorto il nome di Chris tra i partecipanti alle World Series of Poker del 2003. Una domanda che certamente si pongono in molti alla vigilia del torneo, quando Moneymaker si guadagna ancora da vivere come contabile d’azienda, sfruttando la laurea in materia conseguita qualche anno prima all’Università del Tennessee.
Chris, nato ad Atlanta il 21 novembre 1975, ha però il destino inciso nel cognome. Anche a distanza di tempo dal suo celebre trionfo, saranno in molti a credere che “Moneymaker” sia un semplice soprannome, coniato per rendere più facilmente identificabile il protagonista della storia che ogni amante del poker conosce. Non tutti, però, sanno che l’insospettabile campione ha origini tedesche: i suoi antenati, una volta trapiantati negli Stati Uniti, decisero di modificare il loro cognome (Nurmacher) per renderlo più “americano”, optando per una soluzione rivelatasi poi pienamente azzeccata. Prima di diventare famoso, tuttavia, sono varie le occasioni in cui Chris è obbligato a mostrare i documenti per dimostrare l’autenticità del proprio cognome.
Agli inizi degli anni 2000 Moneymaker è un semplice appassionato di poker, che si limita a giocare con gli amici o a cimentarsi sporadicamente nelle sale da gioco in rete. La nascita della figlia Ashley nei primi mesi del 2003 impone a Chris un maggior controllo sulle spese, che gli impedisce di dedicare troppo tempo e risorse ai tavoli di feltro (virtuali o meno).
La svolta arriva con la partecipazione a un torneo dal buy-in di 86$. Per anni si scriverà che la somma inizialmente sborsata da Moneymaker ammontava a 39$, come del resto indicato dal titolo della sua autobiografia, ma una successiva verifica rivelerà l’inesattezza di tale informazione (probabilmente indotta dal buy-in di 39$ previsto per altri tornei di analoga tipologia). Chris partecipa all’evento, convinto che si tratti di un torneo Sit and Go con tanto di premio in contanti per il vincitore finale. Si deve invece “accontentare” di un biglietto di partecipazione per un torneo satellite delle World Series of Poker, che di fatto gli copre un buy-in da 650$.
Moneymaker partecipa così all’evento, giungendo tra gli ultimi quattro giocatori rimasti in gara. Si arriva a una situazione paradossale, con Chris intenzionato a perdere per aggiudicarsi il relativo premio in denaro: per il quarto classificato è infatti prevista una vincita da 8.000$, mentre i primi tre conquistano di diritto un posto al Main Event delle WSOP, pur senza poter incassare alcuna somma. La sua forma mentis da contabile gli suggerisce di percorrere la strada più sicura e di puntare al premio immediato (in ossequio al proverbio “meglio un uovo oggi che una gallina domani”), considerando anche un suo debito contratto precedentemente sulla carta di credito.
A questo punto entra in scena un amico che, da perfetto “deus ex machina”, stimola Moneymaker a giocare al meglio delle sue possibilità, vista anche la chance irripetibile di partecipare a un torneo di caratura mondiale, sogno di qualsiasi appassionato che si avvicini al gioco. L’amico addirittura propone di pagargli la metà del buy-in da 10.000$ previsto per il Main Event delle WSOP, ottenendo in cambio il 50% dell’eventuale vincita. Chris si fa convincere, optando così per un cambio di priorità e strategia. Finisce per aggiudicarsi il torneo satellite, guadagnandosi il diritto di prendere parte ai campionati mondiali di poker passando per la porta principale.
Tuttavia ci sono ancora degli ostacoli da superare: il provvidenziale amico, che nel frattempo aveva accusato delle perdite economiche giocando d’azzardo, è costretto a ritirare il proprio supporto monetario, lasciando Moneymaker nella difficile situazione di dover trovare personalmente i soldi necessari per prendere parte alle World Series of Poker. Il futuro campione finisce quindi in preda al panico, iniziando a rimpiangere la decisione di non accontentarsi del premio in denaro sfiorato e prendendo in considerazione l’idea di vendersi il posto conquistato.
A metterci una pezza ci pensano il padre e un secondo amico, che offrono a Chris 2.000$ a testa in cambio del 20% della futura eventuale vincita. Una volta ottenuti i necessari giorni di permesso al lavoro, Moneymaker si dirige a Las Vegas, pronto a sfidare i migliori giocatori del mondo al Binion’s Horseshoe.
È il 19 maggio quando viene inaugurato l’evento principe delle WSOP. Gli organizzatori appaiono preoccupati dal rischio di una bassa affluenza di giocatori, in considerazione del minor numero di partecipanti presentatisi ai tornei di qualificazione (-25% rispetto all’anno precedente, quando poi si era registrato un numero di 631 giocatori a Las Vegas). Vengono quindi sistemati un totale di circa 600 posti a sedere ai tavoli da gioco: a un’ora dall’inizio del Main Event, risulta però evidente il prematuro pessimismo degli organizzatori che, per far fronte al numero di giocatori superiore alle aspettative, si affrettano a procurarsi ulteriori tavoli e sedie, oltre che a reclutare croupier dai casinò contigui. Alla fine saranno ben 839 i partecipanti (record assoluto all’epoca), alcuni dei quali costretti a giocare su sedie pieghevoli e nei corridoi della struttura.
È il primo vero torneo dal vivo per il 27enne Moneymaker, che fino a quel momento non era mai andato oltre le partite online o i cash game con gli amici: la sua dimensione è quella di un giocatore amatoriale. Chris, che del resto non aveva alcuna esperienza nella lettura dei tell e dei possibili bluff avversari (aspetto del tutto assente nelle partite di poker virtuale), gioca come un autentico veterano, catturando subito l’attenzione dell’assegnatore di handicap Lou Diamond, che lo definisce un potenziale outsider.
Moneymaker conclude la prima giornata di torneo all’undicesimo posto con 60.000$ in fiches (il sestuplo della somma di partenza). Il secondo giorno non inizia nel migliore dei modi, con Chris che non si sveglia in tempo (c’è chi sostiene per via di eccessivi festeggiamenti la notte precedente) e si presenta in ritardo ai tavoli da gioco. Durante la sua assenza, come da regolamento, il croupier folda in automatico le carte di Moneymaker, oltre a riscuoterne ugualmente gli ante e i blind nelle mani previste. Una volta presa posizione al tavolo, Chris comincia a commettere diversi errori, pagando l’inesperienza in questo genere di eventi. Sbaglia diverse scelte relative a fold e call e, in più di un’occasione, effettua erroneamente la propria mossa prima ancora che arrivi il suo turno (pratica in genere malvista ai tavoli da gioco, soprattutto se effettuata deliberatamente, anche se non è certo il caso di Moneymaker). Probabilmente si fa sentire anche l’emozione, con Chris costretto a confrontarsi con campioni di livello assoluto, tra cui il suo idolo Johnny Chan (l’unico professionista che conosceva, oltre a Doyle Brunson e Phil Hellmuth). Proprio Chan ha la meglio su Moneymaker in una mano giocata il secondo giorno, pur senza riuscire a eliminarlo dal torneo. A fine serata Chris ha in mano 100.000$ in fiches, che lo collocano al 26º posto della classifica provvisoria (con 111 partecipanti rimasti in gioco).
Il terzo giorno si inizia a scrutare qualche segno foriero del clamoroso risultato finale: Moneymaker si prende la rivincita contro Chan in un testa a testa che viene trasmesso in diretta televisiva. Per la prima volta Chris comincia a prendere consapevolezza delle proprie possibilità e chiude la terza giornata al sesto posto, con 357.000$ in fiches e 45 giocatori rimasti nel torneo.
Con un certo aiuto da parte della dea bendata, il quarto giorno riesce a sopravvivere a una mano pericolosissima grazie a un tris di 8 conquistato sul turn, con cui riesce a battere la coppia d’assi di Humberto Brenes. Nel corso della giornata si arriva a un altro momento di grande fibrillazione con il testa a testa tra Moneymaker e Phil Ivey. Chris ha un asso e una regina, mentre Ivey dispone di una coppia di nove. Il flop è composto da due regine e un 6, con entrambi i giocatori fiduciosi di poter vincere la mano (inizialmente partecipa anche Jason Lester che, pur avendo una coppia di 10, preferisce foldare dopo il flop per non rischiare l’eliminazione dal torneo). Il dealer pesca un 9 sul turn, che consegna un temibile full a Ivey. Moneymaker, ignaro dell’ottima mano dell’avversario, rilancia di 200.000$, inducendo Phil ad andare all-in. Chris vede subito la puntata, ma realizza di essere nei guai non appena Ivey scopre le proprie carte. Tuttavia il bad beat è dietro l’angolo per Phil: il river regala un asso a Moneymaker, che ottiene così un full composto da due assi e tre regine, eliminando a sorpresa l’avversario ben più quotato.
Si arriva all’ultimo, storico giorno della manifestazione, con Chris in testa alla classifica con 2,34 milioni di dollari in fiches. La vittoria del titolo diventa presto una questione a due tra Moneymaker e Sam Farha, i quali finiranno per sfidarsi in un totale di 28 heads up prima del termine della giornata. Chris, desideroso di anticipare la fine del duello, propone all’avversario un accordo per la spartizione del piatto. Farha decide però di rifiutare, considerando iniqua la prospettiva che un giocatore esperto come lui incassi la stessa vincita di un dilettante. Chris si indispettisce per quella che gli appare una mancanza di rispetto, iniziando a giocare ancora più seriamente di prima. Giunti ormai nel cuore della notte, Moneymaker tira fuori quello che da alcuni è stato definito come il bluff del secolo. Riceve in mano un 7 e un re, mentre Farha si ritrova con un 9 e una regina. Nonostante i tentativi di dissuasione dell’avversario, Chris effettua una puntata da 100.000$ nel pre-flop, a cui Sam reagisce con un call. Il flop rivela un 9-2-6, ponendo Farha in una situazione di vantaggio grazie alla coppia di 9. Entrambi i giocatori decidono di fare check, prima che il turn consegni un 8 al board. Il libanese rilancia con 300.000$, passando la palla a Moneymaker che, con sorpresa di tutti, risponde con un controrilancio da 500.000$, suscitando il call dell’avversario. Chris avrebbe bisogno di una carta di picche sul river per migliorare la mano e ottenere un colore, ma l’ultima carta del board si rivela essere un 3 di cuori, che porta Farha a fare check. Con una giocata coraggiosa o forse folle, Moneymaker decide di andare all-in, mettendo il proprio avversario in una situazione a dir poco scomoda. Quest’ultimo non ha la certezza di avere la mano migliore: sa che l’americano sta probabilmente bluffando, ma sa anche che con un eventuale call perdente direbbe addio al torneo. Al termine di un’estenuante pausa di riflessione di diversi minuti, nei quali Sam ragiona ad alta voce per suscitare un’eventuale reazione di Moneymaker e carpirne le carte (con Chris che rimane esemplarmente impassibile), si arriva a un fold del libanese, che consegna l’inerzia della sfida nelle mani dell’avversario.
La tensione ormai si taglia col coltello: appare sempre più probabile quello che soltanto pochi giorni prima non sarebbe mai stato alla portata dell’immaginazione dei protagonisti. All’inizio dell’ultima mano Moneymaker è in testa con 5,69 milioni di dollari, mentre Farha insegue con 2,7 milioni. L’americano riceve un 4-5, mentre al libanese viene distribuito un J-10. Sam inaugura le danze con una puntata da 100.000$, subito vista dall’avversario. Il flop, composto da J-5-4, conferisce subito un importante vantaggio a Moneymaker, che si fregia di una doppia coppia. Dopo un breve botta e risposta a suon di call e raise, Farha opta per un all-in, suscitando l’immediato call dell’americano. Vengono scoperte le carte dei contendenti, con Chris che appare decisamente più nervoso dell’avversario, il quale osserva seraficamente le fasi immediatamente successive della mano. Sam avrebbe bisogno di un jack o un 10 per completare il progetto di doppia coppia, ma il turn rivela un 8, lasciando i rapporti di forza invariati. Si arriva al momento del fatidico river, col croupier che scopre un 5, consegnando un full e una leggenda vittoria al nativo di Atlanta: è il primo giocatore a laurearsi campione del mondo di poker avendo soltanto esperienze di gioco online.
Moneymaker conquista un premio da 2,5 milioni di dollari, da cui sborserà la somma dovuta al padre e all’amico per l’accordo stipulato alla vigilia del torneo: i due riceveranno così mezzo milione a testa. Il resto è storia, con Chris che si addentrerà definitivamente nel mondo del poker (pur senza riuscire a toccare nuovamente le vette raggiunte nel 2003) e l’ondata d’entusiasmo che causerà un vero boom del gioco, in quello che verrà definito “effetto Moneymaker”. A quando il prossimo miracolo pokeristico?